Replying to Il Cappotto

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  1. Posted 12/2/2017, 19:14
    Il ragazzo posò la schiena sulla sedia girevole, facendola gemere appena; davanti a se, uno schermo bianco mostrava una pagina bianca, contornata del bianco della scrivania immacolata. Bianco. Questo colore lo stava perseguitando da quando aveva iniziato a scrivere. Adesso, dopo aver cancellato per l'ennesima volta le poche righe che aveva vergato, si trovò a fissare nuovamente quello schermo bianco.
    -Perché è così difficile scrivere?- Si allontanò con rabbia dalla sedia per andare in cucina, aprire il frigo e fissarne tristemente il contenuto, in cerca di qualcosa di dolce, che non trovò. Sentiva il bisogno di fare qualcosa, di scrivere qualcosa, ma ogni volta che un'idea gli saltava alla mente non riusciva a metterla su carta (o su schermo), prima che gli sfuggisse via diventando un'immagine sfocata di quello che era stata.
    Chiuse con un tonfo l'anta del frigorifero e decise che non era il momento adatto per scrivere, torno in camera e fece sbattere lo schermo del portatile contro la tastiera; oggi sembrava in vena di distruggere le cose.

    Si alzò improvvisamente dal letto nella stanza buia. Si guardò intorno con il fiatone cercando quella figura che aveva visto un momento prima, che sembrava essere sparita nel nulla, quando avvertì la sua mano sfiorargli la fronte. Saltò come una scimmia, cercando di cacciare quella mano invisibile, per poi accorgersi che si trattava solo di una goccia di sudore, che stava scivolando, pigra, verso gli occhi. La asciugò con stizza, per poi correre in cucina, a prendersi un bicchiere d'acqua.
    Con il freddo vetro tra le mani a rassicurarlo, posò la testa contro il frigorifero e chiuse gli occhi, cercando di ricordare il sogno prima che sparisse totalmente dalla sua memoria onirica.
    Era in un luogo buio e freddo, forse una strada, quando un uomo si era avvicinato: si trattava di un uomo classico, quasi vecchio, con un lungo cappotto nero e un cappello a falde (quanto tempo che non vedeva un cappello così per strada), un paio di occhialini posati sul naso e una cravatta perfettamente annodata, ovviamente in modo classico. Perfino la camminata aveva qualcosa di classico, con le mani bene affondate nel cappotto, la schiena spinta leggermente all'indietro, ma il capo chino in avanti, quasi non avesse l'ardire di osservare gli altri negli occhi.
    Aveva camminato lento, fino a passargli accanto, ma invece di continuare a camminare, si era fermato improvvisamente al suo fianco, sollevando la testa, e fissandolo dritto negli occhi, con uno sguardo che lo aveva fatto rabbrividire.
    -Lei è uno scrittore?- Chiese, sistemandosi gli occhialini dall'aspetto fragile sul naso.
    -Qualcosa del genere, si.- E si pentì subito di averglielo detto.
    -Ci avrei giurato, ci avrei giurato. Mi dica, ha già scritto qualcosa?-
    -Non sono ancora riuscito a terminare niente- Perché gli sto dicendo queste cose?
    -Che peccato, che peccato. Però scommetto che ha già un'idea in mente, non è vero?-
    Ancora una volta le parole uscirono da sole -In realtà no, ho un terribile blocco dello scrittore.-
    -Che peccato, che peccato.- Ripete l'altro, sinceramente dispiaciuto -Ma se lei non ha scritto niente, e non sta scrivendo niente, non credo che si possa definire uno scrittore, dico bene?-
    Il ragazzo si sentì punto nell'orgoglio -Essere uno scrittore è uno stile di vita, non una professione!-
    -È vero, è vero.- Ma perché ripeteva tutto due volte? -Tuttavia, per essere veramente scrittore, non può negare che dovrebbe scrivere-
    -Riuscirò a scrivere: domani mi metto davanti allo schermo e inizierò a scrivere!-
    L'altro sorrise, con un'espressione a dir poco inquietante -Vedremo, vedremo.”
    E aveva ripreso a camminare.

    Seduto davanti al solito schermo bianco, il ragazzo incrociò le braccia e strinse le sopracciglia: perché non gli veniva in mente niente? O meglio, di idee ne aveva anche troppe, ma non riusciva ad organizzarle, oppure gli sembravano troppo difficili da realizzare. Un fantasy? Ma creare un universo con le sue leggi della fisica e quant'altro poteva essere più difficile del previsto. Un giallo? E per le tecniche d'investigazione? Ti metti a copiare gli altri autori? Horror. Beh, poteva andare. In fondo era un romanzo realistico, con un elemento, e uno solo, fantasy. Poteva risultare più semplice da gestire; inoltre, con tutti i libri horror che aveva letto...
    Bene, e quindi? Quale sarebbe stato l'argomento? Classico: un patto con il demonio...

    Stessa strada, stesso freddo nelle ossa, stesso buio intorno, stesso uomo con la stessa camminata. Stavolta però, sapeva che cosa sarebbe successo; passandogli accanto, l'altro, come previsto, si fermò di colpo, alzando la testa e sistemandosi gli occhialini sul naso appuntito.
    -Oh, ancora lei! Allora mi dica, è riuscito a scrivere qualcosa?-
    Lui sorrise, soddisfatto -Ovviamente si, senza bisogno dell'aiuto di nessuno!-
    L'altro sembrò contrariato -Oh. Bene, bene. E il lavoro procede?-
    -Ho già scritto un intero capitolo, e penso di poterne scrivere un altro domani-
    -Uno al giorno, uno al giorno.- Sospirò pensoso l'uomo
    -Ovviamente sono capitoli piccoli- Si sentì di specificare, sentendosi un poco in colpa.
    -Ovviamente, ovviamente. E di cosa parla questa storia?-
    -Di uno scrittore, e del demonio- specificò il ragazzo, per qualche motivo a disagio, per poi continuare -L'uno non riesce più a scrivere, l'altro gli proporrà il suo aiuto-
    -E lo scrittore accetterà?- Chiese l'uomo, con sguardo avido.
    -Non ha ancora deciso, anche perché il prezzo è troppo alto, e vorrebbe contrattare- Pesò le parole, cauto.
    -Giusto, giusto. Sicuramente il demonio gli avrà chiesto l'anima. E cosa vorrebbe dargli, lo scrittore, invece?-
    -L'anima di un amico- Rispose senza battere ciglio. Ci aveva pensato a lungo, e aveva preso una decisione. Sapeva bene chi aveva davanti, sapeva perché lo aveva visitato la notte passata, ma lui non si sarebbe fatto scrupoli: poteva ingannare quell'essere.
    L'uomo non si curò più di nascondere la propria identità: strofinandosi le mani chiese, incuriosito -E come pensi di potermi dare l'anima di un tuo conoscente-
    -A quello ci penserò io. Ti porterò un anima, sta a te non fartela scappare-
    -Deve essere un'anima di buona qualità, ovviamente.-
    Il ragazzo sorrise con fare complice -Ovviamente-

    Matteo era la persona più pura e cristiana che conoscesse: non lo aveva mai sentito dire una parolaccia, non lo aveva mai visto fare qualcosa di male, parlare alle spalle di qualcuno, vantarsi di qualcosa, disubbidire, perdere tempo, diffamare. Era più che sicuro che Matteo fosse un santo in miniatura. Sicuramente, però, si sarebbe guastato col tempo, perché in questo mondo la gente come lui non poteva resistere a lungo. Doveva solo accelerare i tempi.
    Decise di puntare al tallone d'Achille di tutti gli uomini del mondo: il sesso. Ogni giorno gli faceva trovare sul banco una qualche foto sconcia; sul cellulare, che gli capitò in mano “per caso”, riuscì ad istallare un programma che funzionava tipo virus, aprendogli pagine poco caste ad intervalli irregolari; diede soldi alle ragazze più famose della scuola per convincerle a fargli la corte. Sarebbe bastato poco tempo.
    Effettivamente durò meno del previsto: dopo poco più di due settimane Federica, una delle ragazze assoldate, gli portò la notizia che l'amico comune, alla veneranda età di diciotto anni, non era più vergine. Era fatta. Bastò ancora meno per trasformare quello che doveva essere una caduta occasionale in un vizio: Matteo smise di studiare, a scuola iniziò ad essere sempre distratto, spesso si assentava a scuola, iniziò ad essere sgarbato e a mormorare contro i professori e contro tutte quelle figure che lo infastidivano. Si sentiva quasi orgoglioso di averlo trasformato in un vero uomo.

    Quella notte sognò di nuovo. Era passato appena un mese, ma era riuscito a fare un lavoro sopraffino, guadagnando l'anima che aveva promesso. Si trovava nel solito luogo, che ormai gli era famigliare, compreso il freddo nelle ossa, che cominciava anche a piacergli. Si strinse nel lungo cappotto, ma non vide il demonio. Rimase ad aspettare, appoggiato al muro, controllando continuamente l'ora dall'orologio da taschino, per paura che l'uomo non si presentasse. Poi lo vide. Era più lontano, e sembrava che stesse scappando, il lungo cappotto che gli svolazzava dietro. Poi vide il camion, ma l'uomo non lo vide, e attraversò la strada proprio mentre il veicolo accelerava.
    -Che brutto spettacolo, vero?-
    Il ragazzo saltò dalla paura, afferrò il cappello prima che cadesse e se lo ricalcò in testa, offeso -È solo un incidente, nulla di più! Succede tutti i giorni.-
    L'uomo, che un attimo prima aveva visto essere investito era lì: lo aveva sorpreso alle spalle -Oh no, oh no.- Parve leggergli nella mente -Quello non sono io- E indicò la figura a terra, immobile. -Quella è un anima pregiata, pura. Era destinata a morire oggi, e a salire in paradiso ma, a quanto pare, adesso è mia-
    Matteo. Ed era sicuro che quello non fosse solo un sogno.
    -Ti prometto che scriverai un ottimo libro, lo invierai ad una casa editrice che io ti indicherò. Farò di te un grande scrittore e tutti vorranno leggerti, renderò grande il tuo nome e diventerai una celebrità e, quando morirai, mi prenderò la tua anima-
    Era terrorizzato per quello che aveva visto e quello che stava ascoltando, ma ebbe comunque la forza di ribattere -Non erano questi i patti.-
    -Ma io non mi prenderò la tua anima in merito del patto. Dimmi, dimmi: credi che il Grande Capo, lassù, ti vorrà con se dopo quello che hai fatto? Pensi ci possa essere una qualche redenzione per te? Hai commesso un peccato gravissimo: hai dannato un uomo. Chi ti vorrà più? D'ora in avanti gli uomini ameranno la tua maschera di scrittore, ma dimmi: Chi vorrà ancora bene ad un rifiuto come te?-
    Rimase solo, al centro dell'incrocio, al buio, con il freddo che gli entrava nelle ossa, con un cappello a falde sul capo e un cappotto troppo, troppo pesante sulle spalle.

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