1. Il Cappotto
    Racconto

    Il ragazzo posò la schiena sulla sedia girevole, facendola gemere appena; davanti a se, uno schermo bianco mostrava una pagina bianca, contornata del bianco della scrivania immacolata. Bianco. Questo colore lo stava perseguitando da quando aveva iniziato a scrivere. Adesso, dopo aver cancellato per l'ennesima volta le poche righe che aveva vergato, si trovò a fissare nuovamente quello schermo bianco.
    -Perché è così difficile scrivere?- Si allontanò con rabbia dalla sedia per andare in cucina, aprire il frigo e fissarne tristemente il contenuto, in cerca di qualcosa di dolce, che non trovò. Sentiva il bisogno di fare qualcosa, di scrivere qualcosa, ma ogni volta che un'idea gli saltava alla mente non riusciva a metterla su carta (o su schermo), prima che gli sfuggisse via diventando un'immagine sfocata di quello che era stata.
    Chiuse con un tonfo l'anta del frigorifero e decise che non era il momento adatto per scrivere, torno in camera e fece sbattere lo schermo del portatile contro la tastiera; oggi sembrava in vena di distruggere le cose.

    Si alzò improvvisamente dal letto nella stanza buia. Si guardò intorno con il fiatone cercando quella figura che aveva visto un momento prima, che sembrava essere sparita nel nulla, quando avvertì la sua mano sfiorargli la fronte. Saltò come una scimmia, cercando di cacciare quella mano invisibile, per poi accorgersi che si trattava solo di una goccia di sudore, che stava scivolando, pigra, verso gli occhi. La asciugò con stizza, per poi correre in cucina, a prendersi un bicchiere d'acqua.
    Con il freddo vetro tra le mani a rassicurarlo, posò la testa contro il frigorifero e chiuse gli occhi, cercando di ricordare il sogno prima che sparisse totalmente dalla sua memoria onirica.
    Era in un luogo buio e freddo, forse una strada, quando un uomo si era avvicinato: si trattava di un uomo classico, quasi vecchio, con un lungo cappotto nero e un cappello a falde (quanto tempo che non vedeva un cappello così per strada), un paio di occhialini posati sul naso e una cravatta perfettamente annodata, ovviamente in modo classico. Perfino la camminata aveva qualcosa di classico, con le mani bene affondate nel cappotto, la schiena spinta leggermente all'indietro, ma il capo chino in avanti, quasi non avesse l'ardire di osservare gli altri negli occhi.
    Aveva camminato lento, fino a passargli accanto, ma invece di continuare a camminare, si era fermato improvvisamente al suo fianco, sollevando la testa, e fissandolo dritto negli occhi, con uno sguardo che lo aveva fatto rabbrividire.
    -Lei è uno scrittore?- Chiese, sistemandosi gli occhialini dall'aspetto fragile sul naso.
    -Qualcosa del genere, si.- E si pentì subito di averglielo detto.
    -Ci avrei giurato, ci avrei giurato. Mi dica, ha già scritto qualcosa?-
    -Non sono ancora riuscito a terminare niente- Perché gli sto dicendo queste cose?
    -Che peccato, che peccato. Però scommetto che ha già un'idea in mente...

    Read the whole post...

    Last Post by AntonioMilitari il 12 Feb. 2017
    .